Titoli di Stato fuori dall’ISEE: come funziona la nuova franchigia da 50.000 euro

Con l’entrata in vigore del DPCM 14 gennaio 2025 n. 13, cambia radicalmente il rapporto tra piccoli risparmiatori e dichiarazione ISEE: i titoli di Stato e altri prodotti finanziari garantiti dallo Stato sono ora esclusi dal calcolo del patrimonio mobiliare, fino a un massimo di 50.000 euro per nucleo familiare.

Una misura che rappresenta un incentivo all’investimento domestico nei titoli pubblici, riconoscendo un vantaggio concreto a chi decide di finanziare lo Stato. L’idea è quella di rafforzare il legame tra cittadino e debito pubblico, evitando che tali investimenti penalizzino l’accesso ai servizi e alle agevolazioni basate sull’ISEE.

Cosa rientra nell’esenzione

L’esclusione dall’ISEE si applica a numerosi strumenti, tra cui:

  • titoli di Stato italiani (BTP, BOT, CCT, ecc.);
  • buoni fruttiferi postali, anche quelli “trasferiti allo Stato”;
  • libretti di risparmio postale;
  • altri prodotti codificati dall’Agenzia delle Entrate, come:

“codice 02”: conti deposito titoli e obbligazioni;
“codice 03”: conti deposito a risparmio presso Poste Italiane;
“codice 06”: gestioni patrimoniali contenenti titoli pubblici;
“codice 07”: certificati di deposito e buoni postali detenuti presso Poste Italiane.

Come funziona la franchigia

La soglia di 50.000 euro è complessiva per l’intero nucleo familiare. Se si superano i 50.000 euro di strumenti garantiti, nell’ISEE verrà conteggiata solo la parte eccedente. Ad esempio, con 55.000 euro in BOT, si considerano solo 5.000 euro nel patrimonio mobiliare.

In caso di rapporti cointestati con soggetti esterni al nucleo, il valore va calcolato pro-quota. Inoltre, è possibile scegliere quali strumenti escludere, anche frazionando la franchigia tra più investimenti o intestatari del nucleo.

Attenzione ai nuclei complessi e all’aggiornamento dell’ISEE

La nuova norma presenta aspetti tecnici rilevanti, specie per nuclei con genitori non conviventi o soggetti “attratti” per specifiche prestazioni. Qui il rischio è un errato coordinamento tra le parti che può portare a una dichiarazione difforme e quindi all’invalidazione dell’ISEE.

È inoltre possibile presentare una nuova DSU per aggiornare l’ISEE secondo la nuova disciplina, anche se una precedente è ancora valida. Tuttavia, non essendo retribuita ai CAF, questa operazione potrebbe avere un costo a carico del contribuente.

Il nodo dei fondi comuni

Resta aperta la questione dei fondi comuni di investimento: molti contengono una componente di titoli di Stato, ma non tutte le banche sono in grado, al momento, di fornire una rendicontazione separata delle componenti esenti. Un dettaglio tecnico non secondario, che può complicare la compilazione corretta della DSU.

In definitiva, la misura ha un impatto potenzialmente positivo sulla fidelizzazione dei risparmiatori ai titoli di Stato, ma richiede attenzione nella gestione pratica, soprattutto per nuclei complessi. La soglia da 50.000 euro può effettivamente alleggerire il calcolo ISEE, ma solleva anche questioni di equità e rappresentatività economica, lasciando spazio a futuri aggiustamenti normativi per distinguere meglio tra patrimonio investito e reale capacità di spesa.

A cura di Nicola D’Auria

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