Il progresso corre veloce, ma a volte è proprio scavando per costruire il futuro che riaffiora il passato più remoto. È quanto sta accadendo lungo il tracciato della nuova linea ferroviaria ad Alta Velocità Napoli-Bari, un’opera infrastrutturale di grande rilevanza per il Mezzogiorno che, al di là del valore logistico ed economico, si sta rivelando un cantiere archeologico senza precedenti.
I lavori, infatti, hanno intercettato numerosi siti di straordinario valore storico, distribuiti tra le province di Napoli, Caserta e Benevento. Si tratta di testimonianze che coprono un arco cronologico di oltre 4.000 anni, dalla preistoria all’età romana, e che restituiscono un quadro ricco e articolato delle trasformazioni del territorio campano. Una storia silenziosa, sepolta sotto i nostri piedi, che torna alla luce grazie a scavi preventivi e studi condotti con rigore scientifico.
Uno dei ritrovamenti più sorprendenti è stato effettuato in località Gaudello, nel comune di Acerra. Qui, è stato portato alla luce un villaggio dell’età del Rame, databile al III millennio a.C. Si tratta di un insediamento di eccezionale importanza: resti di capanne, focolari, attrezzi in pietra e metallo, ceramiche decorate e, soprattutto, sepolture ben conservate delineano i contorni di una comunità stanziale, probabilmente dedita all’agricoltura e alla pastorizia. Questa scoperta è particolarmente significativa poiché le testimonianze preistoriche nella Campania interna sono relativamente rare. Il villaggio di Gaudello rappresenta una finestra inedita sulla vita quotidiana delle popolazioni preistoriche che abitavano la fertile pianura acerrana, ben prima della fondazione delle città greche e romane.
A Maddaloni, nel casertano, è riemerso un tratto integro della via Appia, una delle più importanti strade consolari dell’antica Roma, chiamata non a caso regina viarum. Il tracciato, ancora visibile con i basolati originari in ottimo stato di conservazione, rappresenta una rara occasione per osservare in situ la maestosità dell’ingegneria stradale romana. Accanto alla strada, è stata individuata anche una necropoli con sepolture a fossa e a cappuccina, modalità funerarie tipiche di età romana. Questi ritrovamenti confermano l’importanza del sito come luogo di transito, insediamento e culto, testimoniando una frequentazione intensa e stratificata nei secoli.
Nel comune di Ponte, nel beneventano, è stato scoperto un santuario di epoca ellenistico-romana, attivo probabilmente tra il III secolo a.C. e il I secolo d.C. L’area sacra ha restituito materiali votivi di grande interesse: statuette in terracotta, frammenti ceramici, monete, oggetti rituali. Questi elementi raccontano storie di pellegrini, preghiere e offerte che per secoli hanno animato la vita spirituale del sito. Il rinvenimento del santuario permette di approfondire la conoscenza dei culti praticati nella Campania interna, dove si fondono influenze locali, greche e romane.
A Solopaca, infine, una villa romana rurale ha restituito strutture e reperti legati alla produzione agricola, in particolare vino e olio. Ambienti residenziali e produttivi convivono in un complesso articolato che testimonia l’esistenza di un sistema economico ben organizzato, capace di sfruttare le risorse del territorio in modo razionale e continuativo. Le ville rustiche erano il cuore pulsante dell’economia agraria romana e quella di Solopaca offre uno spaccato interessante di vita quotidiana, lavoro e commercio in età imperiale.
Queste scoperte rappresentano solo una parte del vasto patrimonio emerso grazie agli scavi lungo il tracciato ferroviario. Si stima che, a livello nazionale, i cantieri dell’Alta Velocità costituiscano il più grande scavo archeologico d’Italia: migliaia di siti intercettati, studiati, documentati. Un’enorme quantità di dati e reperti che vanno a riscrivere la storia delle comunità locali, arricchendo il patrimonio culturale del Paese.
Spesso invisibili agli occhi del grande pubblico, questi tesori nascosti meritano attenzione e valorizzazione. In un’Italia dove passato e presente convivono a pochi metri di profondità, anche una linea ferroviaria può trasformarsi in un viaggio affascinante nella memoria del tempo.
A cura di Isacco Di Maio