Il caso del Doriforo di Stabia: un tesoro dell’Arte Classica conteso tra Italia e Stati Uniti

Il Doriforo di Stabia è oggi al centro di una delle più importanti battaglie internazionali per la restituzione di beni culturali trafugati. La statua rappresenta una delle più celebri testimonianze dell’arte classica greca, anche se quella di Stabia è una pregiata copia romana in marmo, databile tra il II e il I secolo a.C., del celebre bronzo originale realizzato da Policleto di Argo nel V secolo a.C. L’originale Doriforo, andato perduto, incarnava l’ideale della perfezione fisica secondo il “Canone” di Policleto, un trattato teorico che fissava le regole della proporzione e dell’armonia nel corpo umano. La statua raffigura un giovane atleta in posizione di riposo, con il peso distribuito in modo innovativo secondo il principio del contrapposto, rivoluzionario per l’arte dell’epoca. La copia stabiana ha avuto una storia travagliata.

Secondo le ricostruzioni, negli anni ’70 del Novecento, durante scavi clandestini sulla collina di Varano a Castellammare di Stabia, la statua venne trafugata e successivamente esportata illegalmente all’estero. Nel 1986 il Doriforo venne acquistato dal Minneapolis Institute of Art (MIA) negli Stati Uniti per una cifra superiore ai 2,5 milioni di dollari, attraverso il mercante d’arte svizzero Elie Borowski, che presentò una documentazione secondo cui la statua sarebbe stata recuperata dai fondali marini italiani negli anni ’30. Tuttavia, negli anni successivi, indagini archeologiche e scientifiche hanno smentito questa versione: il marmo del Doriforo non presenta tracce di lunga permanenza in acqua salata, ma mostra invece incrostazioni calcaree e segni di radici, tipici di un prolungato interramento nel terreno.

Le indagini della Procura di Torre Annunziata hanno così portato nel gennaio 2022 all’emissione di un decreto di confisca da parte del Tribunale, con richiesta formale di restituzione dell’opera all’Italia. Nonostante le prove scientifiche e le sentenze italiane, il museo di Minneapolis continua a trattenere la statua, sostenendo di averla acquistata in buona fede. Nel frattempo, il Museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi”, ospitato nella Reggia di Quisisana e recentemente ampliato, ha già predisposto uno spazio espositivo in attesa del ritorno del Doriforo, simbolo non solo della bellezza classica, ma anche della battaglia per la tutela del patrimonio culturale italiano.

Il caso del Doriforo di Stabia rappresenta oggi un esempio emblematico della lotta internazionale contro il traffico illecito di beni archeologici, e un’importante occasione di riflessione sul valore della memoria storica e sulla responsabilità collettiva nella conservazione dell’eredità culturale dell’umanità.

A cura di Isacco Di Maio

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