Social vietati ai minori: la sfida di Macron che interroga tutta l’Europa (e le famiglie)

Emmanuel Macron osserva con inquietudine l’impatto dei social media sui più giovani e annuncia una decisione forte: vietare l’accesso alle piattaforme digitali ai minori di 15 anni, anche senza il consenso dell’Unione Europea. Il tutto prende forma dopo un evento drammatico: un 14enne accoltella a morte un assistente scolastico durante un controllo anti-armi a scuola. Un fatto che scuote la Francia e spinge Macron a dichiarare pubblicamente: “Non possiamo più aspettare Bruxelles”. Una mossa tanto simbolica quanto concreta, che segue una legge già approvata mesi fa – mai entrata davvero in vigore – e oggi rilanciata con urgenza. Il presidente avverte: se l’Europa non agirà entro pochi mesi, la Francia procederà da sola. Ma non è un caso isolato. La Norvegia vuole alzare il limite d’età a 15 anni usando il proprio sistema digitale d’identità. L’Australia ha già deciso: dal 2025 i social saranno vietati agli under-16, con sanzioni severe e controlli biometrici. Negli Stati Uniti, alcuni stati – come Florida e Utah – stanno introducendo restrizioni analoghe, anche se contestate per possibili violazioni della libertà d’espressione. E in Cina, già da anni, l’accesso digitale dei minori è rigidamente regolato. In Europa, però, si fatica. Grecia, Francia e Spagna spingono per un “patentino digitale” europeo, ma tra limiti tecnici e veti politici, tutto resta bloccato. Macron rilancia l’idea di una “maggior età digitale” a 15 anni, mentre la sottosegretaria francese Clara Chappaz invoca una coalizione continentale, pronta a sanzionare le piattaforme che non verificano l’età degli utenti. Sotto le cifre e le leggi si muove un sentire comune: la paura di un’infanzia troppo esposta, tra violenza, disturbi alimentari, cyberbullismo, contenuti tossici. Il 73% dei francesi sostiene il divieto. Ma Big Tech risponde: “Non si può incolpare un algoritmo per ogni disagio sociale”. Eppure, qualcosa si è incrinato. Famiglie e istituzioni chiedono regole nuove. I governi si interrogano sul confine tra protezione e libertà. Non sarà facile: servono sistemi affidabili per verificare l’età, leggi chiare, sinergia tra stati. Ma Macron ha rotto il silenzio, e con lui si apre un dibattito cruciale per tutti noi. Perché questa storia ci riguarda da vicino: parla dei nostri figli, delle loro abitudini digitali, della responsabilità collettiva che ci unisce come comunità.

A cura di Christian Apadula

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