Nella Chiesa dello Spirito Santo a Castellammare, fino agli anni Sessanta era presente, nell’altare di destra, difronte a quello di San Ciro, la statua della Madonna della Misericordia, molti fedeli ne hanno ancora memoria. Si trattava di una statua con arti in legno movibili opera forse del tardo Seicento. Oggi è ancora presente l’altare a lei consacrato ma la statua purtroppo non è più la stessa. La vecchia statua fu verosimilmente “alienata” negli anni sessanta dal parroco di allora Padre Mario Crocco. La “Madonna della Misericordia” è un soggetto devozionale legato alla liberazione dei prigionieri cristiani. La rarissima litografia di seguito riportata, dall’originale da un disegno a matita, opera di autore sconosciuto, probabilmente è stata realizzata come stampa sacra nel XIX secolo (analogamente ad altre stampe mariane dell’epoca). Non è infatti identificabile un artista famoso: spesso queste immagini venivano prodotte da stampatori religiosi anonimi. L’iscrizione latina “Redemptis Captivorum” indica appunto il tema della redenzione dei prigionieri. Sebbene non esista una datazione certa, lo stile e il soggetto fanno pensare a una stamperia cattolica post-napoleonica (XIX secolo), quando si diffuse la devozione, il tema però è assai più antico, difatti: le origini della Madonna della Misericordia risalgono al mondo orientale bizantino… Il luogo di affermazione dell’immagine della Mater Misericordiae divenne dunque Costantinopoli, dove la presenza di comunità di francescani, benedettini e cistercensi giustifica la diffusione dell’iconografia in occidente. (La Madonna della Misericordia, Claudia Cieri Via)
La Madonna della Misericordia, o Madonna del Manto è una rappresentazione iconografica della Vergine Maria che, con un grande manto aperto, protegge e raccoglie sotto di sè i fedeli. Il nome “misericordia” deriva dal latino misericordia, cioè “cuore per i miseri” ed esprime il suo ruolo di madre protettrice ed interceditrice.
L’iscrizione “Redemptis Captivorum” va interpretata in senso mariano-devozionale. In pratica la frase allude a “coloro che sono stati redenti/prigionieri liberati”. Questo richiama direttamente il motivo del riscatto degli schiavi cristiani.
Infatti in varie opere (dipinti, sculture, stampe) la Madonna è raffigurata con santi mercedari o donatori ai suoi piedi, mentre due prigionieri (spesso incatenati) vengono redenti. L’Ordine della Mercede aveva come specifico scopo proprio questo “riscatto” dei cristiani catturati dai musulmani, ed è invocato sotto il titolo di Maria, Redentrice dei prigionieri.
L’Ordine è intitolato alla Beata Vergine Maria della Mercede (cioè della “misericordia” o “liberazione”). La Vergine Maria è considerata fondatrice spirituale dell’Ordine: secondo la tradizione, apparve a Pietro Nolasco nel 1218, ispirandogli la missione. I mercedari vedono in Maria: la Madre che libera, la Compagna del Redentore, la protettrice degli schiavi. Lo stemma è uno dei segni più riconoscibili dell’Ordine, e racchiude due tradizioni araldiche: quella catalana e quella mariana. Simbolo della Corona d’Aragona. Ricorda la protezione del re Giacomo I d’Aragona, co-fondatore dell’Ordine. Le quattro barre rosse rappresentano anche il sangue dei redentori, versato per liberare gli schiavi. Simbolo della Croce di Cristo, unica vera fonte di liberazione. La croce bianca su rosso è anche una croce militante, che richiama il sacrificio e la redenzione. Secondo la tradizione, fu concessa da Maria Santissima della Mercede, durante una visione a Pietro Nolasco. Nella litografia è presente sul petto della Vergine ed in mano ad uno dei prigionieri. I frati mercedari portano ancora oggi lo stemma cucito sull’abito, come segno visibile della loro appartenenza. Esiste una versione più ricca dello stemma, con: la corona reale sopra, un manto rosso e oro, e la scritta: “Ordo Beatae Mariae de Mercede Redemptionis Captivorum”.
Anche l’iscrizione latina della litografia richiama questo contesto: sottolinea la redenzione di chi è stato “prigioniero redento”. In sintesi, la litografia riflette la tradizione iconografica cattolica in cui la Madonna della Misericordia (o Madonna della Mercede) appare come patrona dei prigionieri liberati, coerentemente con la dedica. Questo quadro simbolico si inserisce nelle pratiche devozionali cattoliche dei secoli XVII‑XIX, nelle quali la Vergine è venerata.
A cura di Giuseppe Plaitano