Il comandante Baffigo ed il Giulio Germanico

Il 1943 segnò un anno di profonde trasformazioni per la Marina Italiana. Le vicende del Regio esploratore Giulio Germanico e delle altre unità presenti nel cantiere di Castellammare di Stabia testimoniano le difficoltà affrontate dalla flotta durante l’armistizio e l’occupazione tedesca. Tuttavia, la successiva ricostruzione e il ritorno in servizio di queste navi simboleggiarono la resilienza e la capacità di rinascita della Marina Militare Italiana nel dopoguerra.
Nel 1943, il cantiere navale di Castellammare di Stabia rappresentava un nodo cruciale per la Regia Marina Italiana, ospitando numerose unità navali in diverse fasi di costruzione o allestimento. Piccole unità già in avanzato stato di armamento, erano affiancate ai moli, M.A.S., otto corvette, tra cui due pronte al varo (Calabrone, Cavalletta, Cicala, Grillo, Lucciola), il piroscafo Maddaloni, quattro motozattere, quattro motocisterne da 100 t, tre motoscafi ed una motolancia, una bettolina per il trasporto munizioni, un rimorchiatore ed il sommergibile Espadon. Secondo altre fonti, invece, fu il personale italiano ad autoaffondare il sommergibile il 13 settembre. Subirono la stessa sorte anche dei “legni” dell’armatore Savarese di Vico Equense che stazionavano nel porto. Tra tutte spiccava l’incrociatore leggero Giulio Germanico, appartenente alla classe Capitani Romani. Il Giulio Germanico impostato nel 1939 presso lo stesso cantiere che venne varato il 26 luglio 1941. Nel settembre 1943, durante le fasi finali di allestimento si trovava ancora nel cantiere. L’8 settembre, l’annuncio dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati colse di sorpresa molte unità della Regia Marina. Poco dopo, le forze tedesche, gli ex-alleati, reagirono immediatamente e attivarono l’operazione Achse, riuscirono ad occupare il cantiere e, nel tentativo di impedire che le navi cadessero in mani nemiche, procedettero all’autoaffondamento delle stesse danneggiando in misure diverse altre unità in costruzione, tra cui alcune corvette della classe Gabbiano progettate per compiti antisommergibile e di scorta ai convogli. Nella foto a corredo, riguardo al naviglio a mare, la dicitura riportata è lapidaria: “Affondato tutto”.
La resistenza nel cantiere navale di Castellammare di Stabia rappresentò uno dei primi episodi di opposizione armata all’occupazione tedesca nel Sud Italia. Marinai, operai del cantiere e civili si unirono per impedire che le navi e le infrastrutture cadessero in mano nemica. Ad assumere la difesa del Cantiere fu il comandante Capitano di Corvetta Domenico Baffigo ufficiale esperto, con alle spalle missioni di ricognizione aerea nel Mediterraneo. Nel 1941 aveva assunto il comando dell’incrociatore leggero Giulio Germanico. Nonostante la feroce repressione, che portò all’uccisione di 31 persone tra militari e civili, la resistenza riuscì a rallentare l’avanzata tedesca e a salvaguardare parte del patrimonio navale. I tedeschi, vista l’impossibilità di riuscire nel loro disegno, alzando bandiera bianca, chiesero al comandante Baffigo di poter parlamentare per raggiungere un accordo: avrebbero lasciato intatto il cantiere se fossero cessate le ostilità dei marinai, temendo forse che un combattimento ad oltranza avrebbe potuto innescare una rivolta popolare. Baffigo, recatosi all’appuntamento fuori dalle mura del cantiere per la trattativa venne invece catturato e fucilato dagli occupanti a Napoli l’11 settembre. Il suo corpo non fu mai ritrovato. Successivamente fu decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Dopo la fine del conflitto, il Giulio Germanico fu recuperato e sottoposto a una completa ricostruzione. Nel 1956, rientrò in servizio con il nuovo nome di San Marco e la classificazione di cacciatorpediniere conduttore. Questa trasformazione rappresentò un simbolo della rinascita della flotta italiana nel dopoguerra. La città di Castellammare di Stabia, onorando il sacrificio di Baffigo e degli altri marinai che difesero il cantiere navale durante la Seconda Guerra Mondiale gli ha dedicato, nei giardini della Villa comunale un viale ed il monumento “Stabia al Marinaio” che oggi rappresentano importanti luoghi della memoria cittadina.

A cura di Giuseppe Plaitano

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