‘O Lunnerì ‘e Puzzano

Il lunedì in Albis, per gli stabiesi è sempre stato ‘O Lunnerì ‘e Puzzano. La festa nacque come ci racconta Padre Serafino de’ Ruggeri in “Istoria dell’Immagine di S. Maria di Pozzano” nel 1743 in ricordo della “dedicazione del Tempio”: “Con solennità grande il primo giorno dopo la Pasqua di Resurrezione celebrasi la festa della dedicazione di tal Tempio, e fra il gran novero di persone di ogni ordine e di ogni sesso, che vi concorre, si distinguono i Stabiesi… seguendo loro l’antichissimo lor costume, vengono in ordinanza portando torchi riccamente ornati di monete di argento e di oro, sopra dei quali compongono ed adattano l’insegne di ciascun mestiere; e con ciò copiose limosine alla Vergine di Pozzano offeriscono: Un tal atto di ossequio eccita la maraviglia non solo, ma eziando la divozione al numeroso popolo ragguardante, che abbagliato dallo splendor dell’oro ammira insieme, e la ricchezza della Città, e la Pietà de’ Cittadini, che dopo esser trascorsi sette secoli, conservano ancora viva ricordanza dell’avvenimento felice, con cui tal Immagine fu ritrovata, e del costume de’ loro maggiori, che allora in tal maniera onorar la vollero. Il Sindico e gli Eletti della Città vengon ancor essi in detto giorno, col conteggio della Nobiltà tutta a fare generosa offerta alla loro Sovrana Protettrice Maria di Pozzano, e rendendole umili grazie de’ benefizi da essa già ricevuti, ne implorano altri, che sperano per sua intercessione abbondevolmente in appresso ricevere…”.
Nell’Ottocento, gli stabiesi si stringevano in un fervore sacro per celebrare solennemente la Madonna di Pozzano. Processioni illuminate dalla luce tremolante di ceri e fiaccole si snodavano per le vie del borgo, accompagnate da inni sacri e dalla preghiera devota di una folla raccolta. Le offerte, spesso preziose, adornavano l’altare, testimonianza tangibile di una fede profonda e radicata. Era un omaggio sentito, un momento di comunione spirituale che coinvolgeva l’intera comunità in un rito carico di significato religioso.
Oggi, pur mantenendo intatto il cuore della devozione, la festa della Madonna di Pozzano ha assunto un carattere più popolare. Questa evoluzione, lungi dallo sminuire la tradizione, ne rappresenta una sua naturale espansione. Le bancarelle che negli anni ’60 erano sistemate sulla breve salita e sul piazzale diventavano un luogo di incontro e socializzazione, un modo per le famiglie di vivere insieme la festa, perpetuando un legame comunitario che affonda le sue radici in secoli di fede. La gioia e la vivacità del mercato si affiancavano al raccoglimento e alla preghiera, testimoniando come la devozione popolare si rinnovava nel tempo, mantenendo vivo lo spirito di una festa che continua ad essere un pilastro dell’identità stabiese.
Nelle due foto: Pozzano come si presentava agli inizi del 900. In basso un lunedì di Pozzano anni ’30, su questa foto due Pulcinella. Sul piazzale della Basilica e sulla breve salita che portava alla chiesa si sistemavano numerose bancarelle che avevano in bella mostra caramelle, franfellicchi (stecche di caramella con zucchero e miele, dai diversi gusti che veniva messo su un bastoncino) , macchinine, trombette e gli immancabili Pulcinella: nel “cuppetiello” a destra (la sua testa era attaccata da un’estremità ad un filo di ferro zincato) e portava sul retro una piccola trombetta, i bambini facevano salire e scendere la “capuzzella” del Pulcinella dentro il cono di cartone cercando di suonare un motivetto (imitando quello del venditore) con la trombettina che era inserita nel centro del cono. C’era poi l’altro Pulcinella, posizionato alla base di un’asta di legno che aveva delle rotelline, il movimento faceva spostare le braccia del Pulcinella alle cui estremità erano sistemati due piattini che a seconda della velocità si scontravano…c’erano le palle fatte con tessuto e segatura con appeso una molla, tamburelli, corde per saltare… tiempe bell’e na vota!

A cura di Giuseppe Plaitano

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