‘E stufe arena

Gli anni ’50 sono considerati l’anticamera del boom economico degli anni ’60. Terminato il conflitto mondiale e abolita la monarchia la data ufficiale di partenza è il giugno del 1946. Gli anni della guerra impedirono a Castellammare di Stabia, più di ogni altra città della Campania il prosieguo dello sviluppo economico, legato alle industrie e al turismo, fortemente trainato dal termalismo e dalla balneazione. La ripresa fu lenta. Fortunatamente, a parte il Cantiere navale, la città non aveva subito danni incisivi. Nessuna bomba era caduta sullo stabilimento Termale, riparato all’ombra del Faito dai bombardamenti. Neanche gli stabilimenti balneari subirono rovine, poiché costruiti in legno e su palafitte smontabili. La Cassa Armonica rimase anch’essa intatta, così come la villa comunale. Le casine di villeggiatura di Quisisana ripresero ad essere popolate soprattutto dalla nobiltà Napoletana e il centro storico s’inventava i primi Bed and breakfast della storia. Quasi tutte le famiglie da piazza Monumento al Cantiere, ma anche sul lungomare ed in periferia fittavano parte della casa ai forestieri. Non erano vacanze mordi e fuggi come le odierne. I turisti occupavano come minimo un mese gli alloggi subendo il fascino delle atmosfere stabiesi, le meno abbienti, ma anche le più ospitali. La gente di fuori, “‘e furastiere”, come venivano appellati, si sentivano come a casa propria. Tant’è che molti vi ritorneranno per anni. Quella della metà degli anni ’60 è stata l’ultima generazione che ha vissuto i fulgori della “piccola città”, godendo della “vera” città turistica. Castellammare la “piccola città” che Franco Ferrarotti individuò come modello meridionale durante gli anni cinquanta (1956) per uno studio socio-antropologico.
Il centro antico era una bomboniera, dinamica piena di negozi, finanche di gioiellerie. Le Terme erano un’attrazione turistica senza eguali e la sera era un fuoco pirotecnico d’iniziative.

Il palazzo reale, a Quisisana era uno degli alberghi chic, con il parco e le fontane del re a due passi a formare un paradiso naturale. Il concorso Miss Ninfa del Boschi era l’antesignana di Miss Italia. Il preside Libero D’Orsi aveva riscoperto l’antica Stabiae. L’umile, ma agguerrito Antiquarium nel centro cittadino aveva ospiti illustri come il re di Svezia. L’Azienda di Cura e Soggiorno era il centro di comando di tutte le iniziative musicali, folkloristiche, artistiche e culturali. Negli anni ‘60 si svolsero le ultime Piedigrotte stabiesi organizzate dall’Azienda di Soggiorno e Turismo. Nell’ambito delle” manifestazioni canore” si svolgevano gare nautiche, feste a mare e sfilate di carri allegorici.

Sono gli anni in cui Castellammare incrociava sulla sua strada il cinema e la televisione, grazie innanzitutto ad un vulcanico e prolifico personaggio come Natale Montillo, vero animatore di quella che a ragion veduta si può definire la “Scuola cinematografica stabiese”.

Gli stabilimenti balneari sul lungomare, a ridosso della passeggiata, di giorno erano spettatori di una prassi che andava di moda all’epoca “‘e stufe arena”: ovvero la “Psammoterapia”: Questa era una pratica usata anche ai tempi dell’antica Roma. Tecnicamente questo trattamento funziona grazie alla capacità delle particelle di silicio contenute nella sabbia di accumulare calore e rilasciarlo in maniera graduale. C’era quindi chi si faceva ricoprire parti o l’intero corpo dalla sabbia nera vulcanica, lasciando fuori solo la testa. Il corpo veniva irradiato da un piacevole e benefico calore, questo tipo di trattamento doveva durare almeno 45 minuti per ottenere dei risultati. Ovviamente maggiore era l’esposizione, migliore erano i risultati. “‘E stufe arena” erano indicate principalmente a chi soffriva di artrosi.

A cura di Giuseppe Plaitano

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